Tuesday, January 24, 2006


Mai incaricarmi di andare a comprare un regalo da sola. La solitudine porta all'auto conforto e l'auto conforto porta a spese inconsulte.
Proprio di fianco al negozio che mi interessava, si erigeva un altro punto vendita accattivante ed io, casualmente, avevo bisogno di un nuovo paio di jeans. Entrai fingendomi sicura di me, dato che quando mi muovo da sola mi sento vulnerabile rispetto a quelle commesse insistenti e sorridenti. In quel negozio erano in due: giovani, carine, taglia 40, spigliate. Per mia fortuna le loro attenzioni erano volte verso una signora 50enne, bruttina, ma col complesso dell'eterna ragazza, una di quelle per cui arrendersi ai naturali segni del tempo è come mettere il cocco nell'amatriciana: un peccato capitale. Mentre io avevo già trovato ciò che cercavo e mi ero rintanata nel camerino, tenendo la porta con una mano per evitare incursioni indesiderate della commessa, la signora vagava nel negozio esultando per ogni capo che le veniva mostrato. Nell'arco di venti minuti lei aveva accumulato circa 300 euro di spesa ed io avevo scelto i miei jeans. Mi avvicinai alla cassa, e fu lì che assistetti ad una di quelle scene che a raccontarle non rendono come dal vivo. La signora aveva adocchiato un maglioncino fucsia e nero, modello corto e attillato, perfetto su una adolescente slanciata e atletica. Ma lei non sembrava curarsi affatto della cosa. Le perfide commesse le comunicarono di avere solo una taglia di quel capo: xs. La signora non demorse e decise di provarlo, ed io non demorsi e rimasi a gustarmi la scena. Sembrava un salame ingrassato nella retina, se alzava le braccia il maglione le arrivava sotto il collo, la zip doveva restare aperta un po' sopra e un po' sotto e i disegni erano tutti deformati. E poi la signora fece l'errore fatale, ma era quello di cui aveva disperatamente bisogno, e chiese: "Come mi sta?"..."Benissimo! È splendida, è proprio la sua taglia".
Su queste affermazioni, e sui 110 euro che costava quel maglione, presi i miei jeans e me ne tornai dritta a casa.


Monday, January 16, 2006


La perenne lotta tra podisti e padroni di cani, e tra padroni di cani buoni e cattivi.
Il parco è per ovvie ragioni frequentato dai padroni e i loro cani e da instancabili corridori. Tra questi ultimi si possono distinguere diverse tipologie: i professionisti, gli incalliti, le donne che non corrono ma camminano "velocemente", i domenicali che sperano di buttare giù la panza in quattro volte al mese, i pensionati precoci che si sono trovati un nuovo passatempo. La domenica è il giorno peggiore. C'è chi per evitare i cani a passeggio scavalca una rete e corre in un parco parallelo, chi sceglie i vialetti sterrati e chi pretende di correre senza essere intralciato lungo i vialetti mattonati di passaggio. L'altro giorno, con il cane al guinzaglio, passeggiavo su un vialetto mattonato e sentivo una presenza incombente alle mie spalle. Di solito il podista serio per evitare rallentamenti alla sua andatura gira al largo appena vede qualcuno in prospettiva, il podista improvvisato no, ed è quello che è toccato a me. Questo mi si piazza dietro e inizia: "Chissà dove devo passare io...guarda se questa si toglie...è assurdo...guarda, mica si toglie di mezzo con questo cazzo di cane". E basta! Sei alle mie spalle, alla distanza di trenta centimetri e mi parli così! Al che, spronata anche dal primo giorno di ciclo e da incontrollabili tempeste ormonali, ho inchiodato. Il cretino ha frenato come nei cartoni animati, poi mi ha sorpassato, ma non gli ho dato il tempo di fare un passo che ho iniziato ad urlargli dietro: "Siamo in un parco, ci sono tre vialetti, lo spazio per passare c'è, se lei viene a correre una volta a settimana e si sente già come Polinestore nell'antica Grecia è un suo problema!". Credo che abbia inteso Polinestore come una parolaccia, perchè si è fermato ed è tornato indietro. "Che hai detto?" "Che lo spazio c'è" "No, che hai detto dopo" "Che dovrebbe correre più spesso, almeno saprebbe come funziona qui" "No, dopo" "Polinestore?" "Eh!" "Vabè,lasciamo stare, se avessi detto Stefano Baldini?" "Chi?!" "Senta, la prossima volta che la vedo cambio strada, ok?" "Grrrr". Un grugnito e riprende a correre ansimante, probabilmente anche molto frastornato dalla conversazione. Comunque, pochi metri più in là, sciolgo il cane che ha bisogno di correre e giocare. Un incontro tra cani. L'altro, un cavolo di cane inesistente, peloso, bianco e tutto spettinato, sta insieme a una signora con la faccia acida e gli occhiali da maestra anni 50. Mi avvicino per riprendere il mio, quando lo sgorbio bianco si fionda su di lui, e siccome il mio non è coglione, risponde all'insulto. La signora comincia ad urlarmi contro: "Non si tiene sciolto un cane così! Guarda che roba! Attenta! Se lo mangia!". Il mio cane ha problemi di fifoneria, premetto che scappa al primo allarme, ma mica lo devo spiegare a tutti. Non avevo voglia di litigare di nuovo, così ho recuperato il cane, l'ho guardata e con tono affabile le ho comunicato i miei sentimenti: "Mavvaffanculo".

Sunday, January 01, 2006


È il primo anno che inizio senza "A-e-i-o-u-iupsilon!" e "Sasuela".
Non so se rammaricarmene o pensare che sia un buon principio.
Il trenino però lo rimpiango.