Wednesday, October 04, 2006


Diciamo che non sono credente, diciamo che sono agnostica, ecco, agnostica mi pare appropriato, perché atea è troppo, insomma, mai dire mai, lasciamoci una possibilità. Premesso ciò, diciamo anche che il mio caro amico Gei Ar è alla ricerca di un master da frequentare. Ora, che c'entra il master col fatto che sono agnostica? Un attimo che ci arrivo. La settimana scorsa, in un piovoso lunedi pomeriggio milanese, accompagno Gei Ar presso una nota università ad un incontro di presentazione di alcuni nuovi corsi post lauream. Sono le due passate e siccome abbiamo fame ci fermiamo al bar per un panino: "Ué, andate al banco e guardate che è rimasto, sono le due" (il "ué" è per far capire che il barista è milanese). Mangiamo i due panini, gli ultimi rimasti. Neanche un caffè, preferiamo entrare subito in università, ma non prima di aver assistito a una scena che doveva palesarmi sin da subito l'ambiente in cui mi trovavo. Davanti ai nostri occhi, dopo ben otto manovre, si parcheggia un Mercedes slk, da cui scendono due ragazze di massimo ventanni, molto fashion e completamente imbranate, gli cascano a terra cellulare e chiavi della macchina, e mentre ancora stanno tentando di aprire l'ombrellino di Gucci per fare un metro di marciapiede, sono già entrate nel nostro stesso edificio. Comunque, io e Gei Ar ci avviciniamo al portone e varchiamo la soglia. Il luogo è tempestato di crocifissi come Liz Taylor di diamanti, ad ogni angolo un busto di qualche santo di cui nemmeno conosco l'esistenza, oppure di qualche papa passato alla storia per la sua mediocrità. Ecco, non voglio essere polemica, forse sono stata tirata su sia a scuola che a casa da una banda di eretici, e forse per questo sono prevenuta verso certi discorsi, ma resta il fatto che ascoltare determinate cose mi irrita. Arriva un tipo, si mette in cattedra, è un giornalista (non farò nomi perchè mi sembra inopportuno dato che sono intenzionata a deformare e ampliare i fatti), e quando trovi uno che è giornalista e si sente un piccolo grande Mentina, è la fine. Questo signore è colui il quale deve moderare l'incontro, perciò si presenta e inizia ad introdurre l'argomento: la comunicazione. Tra una battutina acida e l'altra, cerca di fare il simpatico e di conquistare i suoi spettatori, e ci riesce abbastanza bene, tutti e tutte lo ascoltano ammirate. Tutti tranne me. Mi rendo conto di non essere un genio, ma posso dire di avere almeno un minimo di senso critico, e se uno mi vuole vendere la merda come cioccolata non ci casco, e se ho un dubbio chiedo. Adesso, per farla breve, ripropongo in poche parole il senso del suo discorso: la Chiesa nel Barocco si è inventata la comunicazione. Ovviamente non ha detto così, magari neanche lo pensava, però è ciò che la mia mente prevenuta ha ricevuto, e voglio dire, sinceramente, che c'entrano il Barocco, la Chiesa e la comunicazione? Siamo nel 2006, tra 994 anni saremo nel 3000, e tu mi vieni a tirare fuori una cosa del genere solo perché dietro hai un crocifisso che ti sorride? La cosa che mi preoccupa è che là, con me e Gei Ar, c'erano altri 30 ragazzi che annuivamo ammirati, come se quello stesse svelando l'ennesimo segreto di Fatima, o che sono state le guardie svizzere ad inventare il telegrafo. Certo, ciò mi dimostra per l'ennesima volta che il mondo è bello perché è avariato, ma... non è che tutto è un'opinione.

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