Wednesday, September 27, 2006


Il tema del giorno è: il mio ultimo viaggio in treno.

Non voglio fare polemica, ma un viaggio sull'eurostar è un viaggio della speranza, calcolando anche il ritardo cronico di minimo 20 minuti.
Comunque, salgo a Termini e mi sistemo educatamente al mio posto. Al mio fianco c'è un ragazzo che tranquillo ascolta il suo lettore mp3, davanti due signori, un lui e una lei, anziani, che leggono il giornale, e che suppongo essere marito e moglie. Mi sbaglio. Quando arriva il controllore, la signora gli porge i due biglietti specificando che sono il suo e quello di suo figlio. Arrivati a Firenze, sia io che il ragazzo che ho accanto scendiamo a sgranchirci le gambe, torniamo su, e la signora si è già allargata: ha allungato le gambe fino a sotto il sedile del tipo e siccome dorme, anzi è in letargo, il povero ragazzo è costretto a svegliarla per potersi sedere. La fermata successiva è Bologna, ed è qui che inizia il dramma. Il tipo che ho vicino scende ed io mi alzo per andare al bar. Quando torno al posto, il sedile di fianco non è vuoto, nonostante quel ragazzo sia sceso, il sedile è occupato dai piedi gonfi ed esteticamente raccapriccianti della signora. O-mio-dio. La gentildonna pare non curarsi minimamente del fatto che le sue repellenti estremità siano a dieci centimetri dal mio naso e che ogni volta che sfioro il giornale rischio un contatto alieno. La cosa strana è che più tento di non farci caso, più i miei occhi si fissano su quelle due pagnotte a forma di piede che ho vicino, è come quando hai davanti uno strabico e non riesci a non guardare l'occhio storto. La mia tolleranza è al limite e il mio senso di repulsione è evidente, tanto che, finalmente, la signora si decide, ma al contrario delle mie aspettative, non toglie quei piedacci dal sedile, anzi ha il coraggio di chiedermi se mi danno fastidio. Eh si, perché ci vuole proprio coraggio a chiedere una cosa del genere, è ovvio che mi diano fastidio, e se me lo chiedi speri solo che io sia talmente educata, al limite della condiscendenza, da dirti di no. Quindi, dopo venti minuti di viaggio vicino a quei piedi deformati, mi chiede "Le dà noia?" "... a dire il vero si, mi dà noia" "Eh, ma sa, stare seduta tutto questo tempo...non mi sento più le gambe" "Potrebbe farsi una passeggiata sul treno, andare un po' al bar, così si riattiva la circolazione". Delusa, la signora mette giù dal sedile le bestie feroci, poi si alza e va a fare un giro, e io posso finalmente respirare e non avere il terrore di sfiorare quei due essere immondi.
Sarò stata maleducata, ma non credo proprio, insomma una si prende la libertà di togliersi le scarpe, schiaffare i piedi puzzolenti accanto a me e domandare solo dopo venti minuti se mi dà fastidio, sperando nella mia benevolenza...chi è il cafone? E poi al solo pensiero di aver pagato 46 euro per farmi un'ora e mezzo di viaggio e avere come vicino una coppia di pagnotte a forma di piede era davvero scoraggiante. Certo, mai scoraggiante come quella volta che capitai in mezzo a una famiglia che a pranzo tirò fuori le mozzarelle di bufala sgocciolanti e creò il vuoto intorno, però con certe persone non si può proprio competere e rimane il fatto che i piedi sono sempre piedi. Punto.


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