Monday, July 11, 2005


Sono tornata alle poste e mi sono dimenticata il pallone (vedi 24 giugno per ulteriori chiarimenti).
Continuo ad avere leggeri problemi con la mia dislessia pura.
La quadrupede che ho in casa è andata in calore.
Sono sotto esami, e per qualche associazione di idee mi sogno la mia ex prof di italiano del liceo.
E, concedetemelo, non è che la sogno, la incubo.
Vivo nitidamente l'angoscia del cambio dell'ora, mi vedo seduta al banco a ripassare sul Baldi-Giusso e a fianco il Paradiso dantesco. Sento un vocio confuso e insistente, poi quella voce da attrice di teatro, un Gasman al femminile, imperiosa e tracotante di sicura saggezza. "Cazzoni!", è lei, è "sono Dia!". Donna di indubbia cultura, di imbarazzante presenza, di ingombrante personalità. Un filo di amore e odio mi legava alla sua affascinante figura, sempre perfetta, soprattutto dopo ogni giovedi che andava dal parrucchiere. Uno sguardo insostenibile per una timida liceale. La sua età non è mai stata identificata.
Sono al mio secondo banco, al fianco ho Artemio, di fronte Gei Ar e Ciglione. Abbiamo un foglio protocollo su cui inizio a scrivere ossessivamente. E so' tre notti che scrivo su sto foglio! Foscolo e la corrispondenza di amorosi sensi, Manzoni e Adelchi e Ermengarda, ma che è?! Dopo la consegna vado in bagno a fumare. E sono solo le dieci del mattino. L'angoscia è finita, ma ho la tensione da scaricare.
Poi mi desto, e c'è una giornata da affrontare.
Se domani mi sveglio con un crampo alla mano, almeno so il perché.
E se cerco sulla scrivania un foglio protocollo pure.
Però se me la sogno per altre due notti vado a strabaltare Freud fuori dalla tomba e lo costringo ad ipnotizzarmi per capire che cazzo mi passa per testa.

Saturday, July 09, 2005


Tutto a posto.
Mi è passata la botta da nonna esistenzialista.
Era tutta colpa della grande saggezza che mi porto sulle spalle.


Dovrò abbandonare per una volta la mia vena ironica.
Oggi è una giornata particolare, e forse finirà come il film di Scola, dove cala la sera e tutto torna come prima, ognuno schiavo della sua vita.
Qualcuno di importante mi ha scelto per ricevere aiuto.
Sentir singhiozzare una persona che ami, che hai visto crescere, sentirla fragile e spaventata, indifesa.
Anche se tutto fosse falso, il mondo l'ha ferita.
Sta crescendo. Ha chiesto il mio aiuto e ho fatto ciò che potevo.
Mi sono trasformata in una sorta di donna glaciale, razionale e sicura di sé, e ho parlato, compreso, rassicurato, giustificato, comunicato. Poi ho attaccato e ho singhiozzato.
Avrò detto le cose giuste? Mi avrà sentita vicina?
La responsabilità di essere un punto di riferimento mi ha assalita.
...sarò stata "brava"?