Thursday, July 26, 2007


L'attesa è stata lunga, ma alla fine sono tornata. L'ispirazione se n'era andata, o semplicemente non avevo più tempo né testa per scrivere...
Negli ultimi tempi ho realizzato ancora più consapevolmente di quanta gente poco normale popoli questo mondo. Finché ti trovi a frequentare sempre gli stessi ambienti e le stesse tipologie di persone, non ci si rende conto del resto, ma quando sei costretta a confrontarti con tutto ciò che può esistere, soprattutto in un ambiente di lavoro, le cose cambiano.
C'è quella matta che appena ti si siede accanto inizia col terzo grado e allora gentilmente ti alzi, c'è quella che si fa il bagno nel profumo (sicuramente tarocco, tipo Scianel n°55) e non pensa di poter provocare svenimenti e conati nei vicini di scrivania, c'è quella che non si sa che fa nella vita e appena le vai a chiedere qualcosa si lamenta "Eh no, Giulia, adesso no, ho da fare" - "Cosa?" - silenzio, c'è quella che pensa solo ad urlare per esercitare l'unico sputo di potere che ha, c'è quello viscido che ci prova con tutte e pensa di essere fico, quello che ti prende per il culo perché sei di Roma e il "Vaffanculo" con la cadenza centroitalica non glielo risparmia nessuno, e così via. Certo, ammetto che molti dei soggetti anormali osservati sono donne e su questo devo ancora ragionarci. Tra i numerosi schizzati, ci sono anche persone normali, lo ammetto, e con alcuni di loro ieri ho trascorso una piacevole serata, conclusasi in un rinomato locale milanese. Ed è stata proprio la conclusione che mi ha accompagnata a letto sconsolata. Un locale stracolmo di gente che va là solo per rimorchiare, cosa sicuramente non biasimabile, al contrario dei metodi di approccio: una "carezza" sulle spalle, far finta di inciampare sui piedi dell'altro, farsi avanti per il proprio amico, elemosinare sigarette, ballare davanti all'interessato in stile Carlton (
Willy, il principe di Bel Air)... Persone adulte che si comportano come sedicenni, che magari però vanno a farsi fare al bagno un "PconI" (mi sembra troppo volgare scriverlo per esteso, lavorate d'immaginazione). E le tipe che pur di accalappiare "quello giusto" si mettono in mostra strusciandosi su tutto e tutti e che per non passare da zoccole non la danno via la prima sera, al massimo vanno in macchina o al bagno e praticano il suddetto "PconI".
Ieri sera ero troppo "relax" per rendermi conto di tutto, questa è la visione lucida che mi si è palesata alla mente questa mattina. Meglio così.

Thursday, February 15, 2007


Devo saltare il post promesso sulla formazione, lo riassumo in poche parole. Il cosiddetto trainer era un uomo sui 35 affetto da sindrome di Tourette... ora, capisco che uno deve essere politically correct ma mettere come insegnante uno con quel disturbo è da matti, anche perché prima di capire che cosa avesse ci abbiamo messo otto ore e in dieci alla prima smorfia ci siamo messi a ridere come deficienti. Andiamo oltre.
Brevemente. Sto lavorando ad un progetto personale e ai pochi eletti che leggono il mio blog darò un'anticipazione.


Chi vivrà vedrà.

(disponibile anche su Ottantas)

Wednesday, January 17, 2007


Il biglietto da visita ancora non l'ho fatto, in compenso, seguendo i consigli di un esperto, mi sono messa alla ricerca di qualcosa da fare e nell'arco di tre giorni ho fatto un colloquio e trovato lavoro. Detta così sembra un po' stile Grande Fratello: provini e selezioni, e ringrazio la mia sempreverde vena ironica e sarcastica che mi fa affrontare molte situazioni a cuor leggero. Il colloquio merita un post sul mio blog.
Ore 15. Periferia milanese o già hinterland, difficile dirlo se sei di Roma. Colloquio collettivo. Siamo sette candidati, di cui solo tre (me compresa, scusate la superbia) normali. Entriamo in una stanza dove una giovane donna con la capigliatura stile Milva ci dice di compilare due fogli. Alla mia sinistra una trentenne ipertesa mi guarda e mi dice: "Speriamo non duri più di tre ore..." - "Tre ore?!" - "Guarda che io questa settimana ho fatto tre colloqui e sono durati tutti almeno tre ore!" - "Eh la madonna!", e ho pensato che magari le hanno fatto pure un'ispezione anale... Comunque, tronco la conversazione per evitare il peggio. Alla mia destra una signora di 38 anni, due bambini e un marito precario, dopo di lei, un altro over 35 laureato in Lettere Classiche leggermente paranoico (compilati i fogli con il braccio a barriera per non far copiare, ha capovolto le pagine per impedirne la lettura a tutti gli altri), e ancora un trentenne salernitano, un 35nne frequentante una scuola serale per periti informatici e in ultimo un trentenne laureato in Comunicazione. Questa è la presentazione della fauna presente.
Compilati i fogli, Milva rientra nella stanza e ci delinea gli orari lavorativi, paga e simili. Sommossa. "Eh, ma io non posso lavorare la sera", "Io ho i compiti in classe alla scuola serale", "Io devo fare solo la mattina perché mio marito lavora di sera", "Io voglio fare solo il pomeriggio perché la mattina ho altro da fare"... Milva è stressatissima dalle mille richieste, quindi ritira i moduli che ci ha consegnato e congeda tutti con un "Vi faremo sapere l'esito del colloquio domani". Tornata a casa decido di non deprimermi sull'attuale situazione italiana dei precari, mi metterei a piangere, quindi decido di confermare a me stessa che mai come ora "Il mondo è bello perché è avariato", e tiro avanti.
Scrivo da unica sopravvissuta al colloquio, anche un altro ragazzo è stato convocato insieme a me, ma al terzo giorno di formazione ha abbandonato la nave.
Il prossimo post verterà appunto sui 7 giorni di training (perché dirlo con un anglicismo fa più fico) e sulla figura e i tic del formatore. Sarà politicamente scorretto ciò che scriverò, ma in fondo la vita è anche questo.

Wednesday, December 13, 2006


Ebbene sì, mi è toccato fare l'intellettuale per anni, non potevo confessare la mia passione per i film con Bombolo e per la serie di Vacanze di Natale, dovevo fingere di capire cosa fosse realmente la semiotica e di apprezzarne l'utilità, dovevo far finta di niente se mi trovavo ad un esame con uno stronzo qualunque che mi interrogava, era necessario dare un senso a tutte le cazzate che mi toccava sentire... e mo' basta! Abbiamo preso questa laura e chissenefrega (disse il mago alla strega, se non mi dai la fica io mi faccio una sega).
Finalmente la Dottoressa Bau può leggersi il libro su Raffa, commentarlo a modo suo e magari trovargli anche qualche risvolto intellettuale.
E poi, come mi hanno suggerito certe persone, adesso posso fare la Dottora, il che può anche non servire a una ceppa, ma almeno sul biglietto da visita fa bella figura....

Saturday, November 25, 2006


Ultimamente sto usufruendo della potente rete di mezzi pubblici presente a Roma.
Sono quindici anni che prendo autobus e metro, solitamente sempre le stesse linee, ma più vado avanti con l'età e più divento insofferente verso il genere umano. Credo proprio di avere un problema.
Il mio malessere si acuisce nel momento in cui mi imbatto in soggetti adolescenziali, quelli alternativi che mentre tu cerchi di ascoltare il tuo mp3 sovrastano con le loro voci la canzone che vorresti tanto sentire. E l'insofferenza cresce se intercetti i loro discorsi: "Ma guarda che la gente non capisce un cazzo, non capiscono che l'Iran deve essere così, perché sai, per loro la religione è uguale allo stato, so' la stessa cosa, quindi è inutile che ce stanno quelli che vogliono costruire le chiese, alla fine è molto più giusto il contrario", e i suoi compagni di viaggio annuiscono convinti. Ora, esistono delle parole per ogni cosa definibile, le parole sono importanti, come diceva Moretti, e forse al giovine andava detto che quello che voleva dire era che l'Iran è una teocrazia, tant'è che si chiama Repubblica Islamica dell'Iran. Sul resto non metto bocca perché ognuno ha il suo pensiero, certo è che vedere altri due ragazzi pendere dalle labbra di uno che non sa usare neanche l'italiano è preoccupante.
Ma veniamo all'ultima "intercettazione su mezzo pubblico". L'autobus è pieno, persone maleodoranti, ragazzi che vagano da un mezzo all'altro a qualsiasi ora perchè fanno il tour delle diverse scuole occupate, anziani bisbetici che anziché starsene tranquilli a casa vanno a fare la spesa a mezzogiorno, e poi i due soggetti che mi trovo davanti. Sono due ragazzi sui tredici, quattordici anni, con una borsa della scuola calcio, che passano il tempo ad alitare sul vetro e a scriverci oscenità, a parlare di baci con la lingua e di salivazione eccessiva, finché, in un attimo di silenzio, uno dice all'altro:
"Ho deciso che voglio fare da grande"
Suspance (leggi "suspance"). L'altro si fa serio e anche un po' preoccupato e chiede:
"Cosa?"
"Er pappone"
"Ah beh, se te soddisfa..."
"Ao, sai li sordi che tiri su?"
"Fa' come te pare".

Dopo questa grande lezione di vita sono scesa alla mia fermata, ma con grande soddisfazione, e ho pensato: finalmente uno che ha capito come gira il mondo.


Tuesday, November 07, 2006


Novembre.
È come vivere perennemente con la sensazione di essermi scordata qualcosa.
È come essermi scordata qualcosa.
Desiderio.
Vorrei essere come Madonna: arrivare a quarant'anni e indossare quella cazzo di tutina fucsia e ballare senza rovinarmi la messa in piega né inciampare su me stessa mentre faccio una piroetta.



Wednesday, October 04, 2006


Diciamo che non sono credente, diciamo che sono agnostica, ecco, agnostica mi pare appropriato, perché atea è troppo, insomma, mai dire mai, lasciamoci una possibilità. Premesso ciò, diciamo anche che il mio caro amico Gei Ar è alla ricerca di un master da frequentare. Ora, che c'entra il master col fatto che sono agnostica? Un attimo che ci arrivo. La settimana scorsa, in un piovoso lunedi pomeriggio milanese, accompagno Gei Ar presso una nota università ad un incontro di presentazione di alcuni nuovi corsi post lauream. Sono le due passate e siccome abbiamo fame ci fermiamo al bar per un panino: "Ué, andate al banco e guardate che è rimasto, sono le due" (il "ué" è per far capire che il barista è milanese). Mangiamo i due panini, gli ultimi rimasti. Neanche un caffè, preferiamo entrare subito in università, ma non prima di aver assistito a una scena che doveva palesarmi sin da subito l'ambiente in cui mi trovavo. Davanti ai nostri occhi, dopo ben otto manovre, si parcheggia un Mercedes slk, da cui scendono due ragazze di massimo ventanni, molto fashion e completamente imbranate, gli cascano a terra cellulare e chiavi della macchina, e mentre ancora stanno tentando di aprire l'ombrellino di Gucci per fare un metro di marciapiede, sono già entrate nel nostro stesso edificio. Comunque, io e Gei Ar ci avviciniamo al portone e varchiamo la soglia. Il luogo è tempestato di crocifissi come Liz Taylor di diamanti, ad ogni angolo un busto di qualche santo di cui nemmeno conosco l'esistenza, oppure di qualche papa passato alla storia per la sua mediocrità. Ecco, non voglio essere polemica, forse sono stata tirata su sia a scuola che a casa da una banda di eretici, e forse per questo sono prevenuta verso certi discorsi, ma resta il fatto che ascoltare determinate cose mi irrita. Arriva un tipo, si mette in cattedra, è un giornalista (non farò nomi perchè mi sembra inopportuno dato che sono intenzionata a deformare e ampliare i fatti), e quando trovi uno che è giornalista e si sente un piccolo grande Mentina, è la fine. Questo signore è colui il quale deve moderare l'incontro, perciò si presenta e inizia ad introdurre l'argomento: la comunicazione. Tra una battutina acida e l'altra, cerca di fare il simpatico e di conquistare i suoi spettatori, e ci riesce abbastanza bene, tutti e tutte lo ascoltano ammirate. Tutti tranne me. Mi rendo conto di non essere un genio, ma posso dire di avere almeno un minimo di senso critico, e se uno mi vuole vendere la merda come cioccolata non ci casco, e se ho un dubbio chiedo. Adesso, per farla breve, ripropongo in poche parole il senso del suo discorso: la Chiesa nel Barocco si è inventata la comunicazione. Ovviamente non ha detto così, magari neanche lo pensava, però è ciò che la mia mente prevenuta ha ricevuto, e voglio dire, sinceramente, che c'entrano il Barocco, la Chiesa e la comunicazione? Siamo nel 2006, tra 994 anni saremo nel 3000, e tu mi vieni a tirare fuori una cosa del genere solo perché dietro hai un crocifisso che ti sorride? La cosa che mi preoccupa è che là, con me e Gei Ar, c'erano altri 30 ragazzi che annuivamo ammirati, come se quello stesse svelando l'ennesimo segreto di Fatima, o che sono state le guardie svizzere ad inventare il telegrafo. Certo, ciò mi dimostra per l'ennesima volta che il mondo è bello perché è avariato, ma... non è che tutto è un'opinione.